Cosa è la Plasmapiastrinoaferesi. Il termine aferesi (dal latino aphaeresis e dal greco ἀφαίρεσις, “eliminazione”) indica un gruppo di tecniche per rimuovere dal sangue una o più delle sue componenti, restituendo la quota che non s’intende trattenere. Plasmapiastrinoaferesi significa portare via dal sangue, con l’ausilio di un separatore cellulare, il plasma in una sacca e le piastrine in un’altra sacca.

Quante piastrine si prelevano. Bisogna prelevare almeno 2x10e11 piastrine pari a 200 miliardi di piastrine: tale quantità di piastrine normalmente si possono ricavare da quattro concentrati piastrinici preparati da quattro donazioni ordinarie in sacca effettuate da quattro diversi donatori. Tale quantità di piastrine deve essere sospesa in 250 ml di plasma.

Quanto plasma si preleva. Come in tutte le procedure che prevedono il prelievo di due emocomponenti con il separatore cellulare non si può superare il volume totale di 650 mL e pertanto il massimo prelevabile di plasma è di 400mL.

Meglio da un donatore. È meglio trasfondere il concentrato piastrinico da aferesi da un unico donatore per i seguenti motivi:

  1. le piastrine provengono da un unico donatore e sono pertanto immunologicamente tutte uguali e ciò riduce di quattro volte il rischio di rigetto
  2. le piastrine da aferesi, essendo provenienti da un unico donatore, riducono per il ricevente di quattro volte il rischio di trasmissione di malattie infettive rispetto alle quattro piastrine preparate da singole donazioni ordinarie.

Chi può donare. Tutte le persone la cui età è compresa tra i 18 e i 60 anni di età, di peso superiore ai 60 chili, possono sottoporsi a plasmapiastrinoaferesi. Inoltre, secondo i Decreti Ministeriali bisogna avere almeno: 150.000 piastrine/μL di sangue; Hb 11,5 gr% nella donna; Hb 12,5 gr% nell’uomo. Valori della coagulazione (PT-PTT) normali alla prima donazione; Protidemia >6 gr%.

Durata della donazione. Il tempo di donazione non è uguale per tutti in quanto è condizionato dal numero delle piastrine del donatore e dall’ematocrito (l’ematocrito è la parte cellulare rispetto alla parte liquida del sangue che normalmente è pari al 45% nei maschi), nonchè dal flusso di sangue che è capace di garantire la vena.

  • Tanto più alto è il numero delle piastrine tanto meno dura la donazione
  • Tanto più basso è l’ematocrito tanto meno dura la donazione.
  • Tanto più veloce è il flusso di sangue tanto meno dura la donazione
  • Il tempo di donazione pertanto può variare da 40 minuti a 90 minuti.

Tempo di recupero post-donazione. Le piastrine hanno una vita media di 3-4 giorni ed il recupero avviene in poche ore. Da un punto di vista di volume sanguigno il recupero del plasma è pressoché immediato, soprattutto se il donatore viene compensato con infusione di soluzione fisiologica durante la fase di restituzione delle cellule, o se viene invitato a bere sia durante che dopo la donazione. Per quanto riguarda il recupero delle sostanze che si trovano nel plasma il reintegro totale si ha per tutte, in tre giorni, con dei tempi un po’ diversi per le varie proteine:

  • Fattori della coagulazione e fibrinogeno: recupero in 24 ore
  • Immunoglobuline : recupero in 48 ore
  • Complemento c3: recupero 48-72 ore

Procedura prelievo. La procedura viene attivata o secondo la programmazione della singola Struttura Trasfusionale in relazione alle caratteristiche del donatore.

Funzionamento separatore a flusso discontinuo. Il separatore funziona a fasi alterne:

  • una prima fase in cui preleva il sangue avviandolo in un contenitore (campana) che gira e consente per centrifugazione di separare le varie cellule, grazie al loro diverso peso specifico; le piastrine assieme ad un pò di plasma vengono convogliate in una sacca di raccolta;
  • una seconda fase in cui la campana contenitore essendo piena di globuli rossi e bianchi si ferma, si interrompe la fase di prelievo e comincia la fase di reinfusione per la restituzione al donatore delle cellule per le quali non era stato programmato il prelievo.

Durante la procedura al donatore viene somministrato un anticoagulante che si chiama ACD –A che impedisce la coagulazione del sangue che, se si verificasse, otturerebbe tutti i circuiti impedendoci qualunque prelievo. In questo caso la reinfusione viene effettuata utilizzando la stessa via di accesso utilizzata per il prelievo del sangue intero. 

Esistono inoltre anche separatori cellulari a flusso continuo che contemporaneamente permettono il prelievo del sangue intero e la reinfusione dei globuli rossi: in questo caso è necessario utilizzare due vie di accesso, una per ogni braccio del donatore. L’insieme della prima e della seconda fase costituiscono un ciclo di durata di circa 10 minuti. Per una plasmapiastrinoaferesi occorrono da 4 a 6 cicli per una durata che va da 40 a 60 minuti. 

Questa procedura è leggermente più veloce della piastrinoaferesi in quanto si risparmia un po’ di tempo per la mancata reinfusione di plasma che in questo caso viene raccolto in un’altra sacca e non più restituito al donatore. Esistono anche separatori a flusso continuo che hanno la necessità di avere due vie di accesso, una da cui esce il sangue e una attraverso cui il sangue viene restituito al donatore: in questo caso la durata della donazione è ridotta rispetto a quella che è necessario utilizzando i separatori a flusso discontinuo.

Effetti somministrazione ACD-A. La somministrazione dell’ACD-A non provoca alcun danno trattandosi essenzialmente di acido citrico e zucchero destrosio. L’unico effetto collaterale che può provocare è un formicolio alle labbra dovuto alla riduzione dei livelli del calcio. In alcuni casi basta ridurre la velocità di reinfusione. Qualora il disturbo dovesse prolungarsi per qualche minuto basta somministrare un pò di calcio e questo piccolissimo fastidio scomparirà. In alcune realtà trasfusionali, anche Italiane, una compressa di calcio viene somministrata preventivamente.

Farmaci e controindicazioni. Vi sono farmaci che, se assunti, disattivano le piastrine e non le fanno più funzionare per un certo periodo. Il più tipico di questi farmaci è l’aspirina che anche se assunta 7 giorni prima riduce la funzionalità piastrinica rendendo vana la donazione. Anche i farmaci antiinfiammatori (FANS) espletano tali effetti. Pertanto bisogna ricordare di dichiarare al medico selezionatore l’assunzione di tali farmaci che,anche se banali, svolgono un’azione che paralizza le piastrine.

Frequenza donazione delle piastrine. È possibile donare le piastrine secondo la legge italiana 6 volte l’anno e comunque dopo almeno un mese dalla donazione di sangue intero o quattordici giorni da un’altra donazione di piastrine.